“La tavola fiamminga” al cinema

di Ettore Ridola
(da “Mosse pericolose”, ediz. Messaggerie Scacchistiche – 1995)

Tratto dal romanzo “La tavola fiamminga” dello scrittore spagnolo Arturo Perez Reverte, “Scacco matto” (1994 – titolo originale “Uncovered”) propone un cast tutto inglese per una storia di mystery piena di colpi di scena. La tecnica, venata di humour, è quella collaudata di accentrare gli indizi di un omicidio su una persona e subito dopo farla trovare ammazzata, in modo che allo spettatore tocchi ricominciare daccapo nella ricerca del colpevole. E morti nel film non ne mancano.
La trama: una giovane restauratrice di quadri, Julia (Kate Beckinsale, l’eroina di “Underworld”), lavorando a una tela del ‘500 di scuola fiamminga (l’autore, Van der Verder, è inventato), intitolata “La partita a scacchi”, scopre delle anomalie. I due cavalieri impegnati nella partita, ad esempio, sono ritratti a rovescio. MV5BMjQzNTE1YmEtM2EzYi00OWM0LWE0MjItODE1YzMxYzcyNDJiXkEyXkFqcGdeQXVyNTIzOTk5ODM@._V1_Una misteriosa nobildonna li osserva in modo inquietante. Inoltre, nel corso del restauro viene alla luce la scritta “Quis necavit equitem?”,che può essere tradotta in due modi: “Chi ha ucciso il Cavallo?” oppure “Chi ha ucciso il Cavaliere?”, traduzione quest’ultima che rimanda a un personaggio raffigurato nella tela, un cavaliere appunto, trafitto da un colpo di balestra.
Spinta dalla curiosità, Julia cerca di saperne di più e finisce insieme a un’amica gallerista in un castello vicino a Barcellona, proprietà di un anziano aristocratico discendente di un cavaliere (forse quello del quadro) morto in circostanze non chiarite. Nel prosieguo delle indagini, Julia si avvale della conoscenza degli scacchi di un giovane zingaro per comprendere meglio la partita rappresentata nel quadro. E lì infatti che si nasconde la chiave dell’enigma.
Grande è la sorpresa quando dalla scacchiera in esame iniziano a scomparire pezzi. Ad ognuno dei pezzi mancanti corrisponde un omicidio. Il regista riesce abilmente a caratterizzare i personaggi in modo tale da distribuire equamente una buona dose di ambiguità in tutti, evitando la stereotipata contrapposizione tra buoni e cattivi. Ma alla fine il mistero sarà chiarito e i veri cattivi smascherati, lasciando lo spettatore soddisfatto della conclusione.