Fischer, battaglia per l’eredità

Fonte e articolo completo: www.corriere.it

Una partita a scacchi infinita. Meglio, un puzzle dai contorni incerti, con informazioni in perenne mutamento. Come risolverlo? A due anni dalla scomparsa, Bobby Fischer torna sulle prime pagine dei giornali. Il controverso campione della scacchiera, nato americano e morto islandese, dovrà essere esumato — quando il terreno che ricopre la sua tomba, a Selfoss, non lontano da Reykjavik, sarà del tutto scongelato — perché i medici legali possano prelevare campioni di Dna. In ballo c’è un’eredità di oltre 3 milioni di dollari in denaro, oro e immobili, e un numero di presunti eredi che aumenta con il passare del tempo: il Dna servirà dunque a stabilire se una bambina filippina di 8 anni sia davvero figlia sua come dichiara la madre, Marilyn Young, a lungo amante dello scacchista.
La battaglia legale è in corso da tempo ed ha diversi attori, l’uno contro l’altro armati, protagonisti di una saga post mortem degna dell’uomo che dicono di aver amato. Da una parte la giapponese Miyoko Watai, anche lei scacchista, che ospitò Bobby nella sua casa alla periferia di Tokyo a partire dal 2000. Miyoko si è presentata in tribunale, a Reykjavik, sostenendo di essere l’unica donna che Bobby Fischer avesse «legalmente sposato», nel 2004 (versione prima accettata poi revocata dai magistrati islandesi). Di fronte, un’altra asiatica, Marilyn Young, che ha presentato una richiesta non per sé, ma per la figlia, Jinky, sostenendo di averla avuta, nel 2001, proprio da Fischer. A riprova, foto dove i tre compaiono a letto, in stile «John Lennon e Yoko Ono», e cartoline inviate alla piccola con frasi affettuose e firmate «daddy» (papà). La causa è estesa anche a Alexander e Nicholas Targ, due nipoti del campione che fece grande l’America battendo il sovietico Boris Spassky, a soli 29 anni e in piena Guerra fredda.