Stefano Tatai il professionista

di Roberto Messa

(editoriale TCS luglio/agosto 2017)

TCS-0617Stefano Tatai, dodici volte campione italiano tra il 1962 e il 1994, è morto all’età di 79 anni nel suo “buen retiro” alle Isole Canarie, dove ha vissuto negli ultimi anni. Dire che con lui se va un pezzo di storia dello scacchismo italiano è più riduttivo che banale: negli anni Sessanta (e in tandem con Mariotti nei Settanta) è stato l’unico vero portabandiera degli scacchi italiani, partecipando in ogni angolo del pianeta a quelli che oggi si chiamerebbero supertornei. Il titolo di grande maestro gli sfuggì più volte per un soffio (in un’epoca in cui era oggettivamente molto più difficile di oggi da conquistare) ma all’apice della sua carriera era rispettato e temuto anche dai grandi del firmamento scacchistico. Tra i suoi scalpi troviamo tra i tanti Larsen, Timman, Ljubojevic e Najdorf. Partecipò con la squadra italiana a nove Olimpiadi, tra il 1966 e il 1992, giocando quasi sempre in prima scacchiera e totalizzando 43 vittorie, 53 patte e 23 sconfitte, un altro record italiano.
Per ripercorrere anche solo le tappe più significative della carriera di Tatai ci vorrebbe un libro. In questo numero pubblichiamo la prima parte di una dettagliata biografia scritta da Antonio Rosino, che fu amico di Tatai dai tempi dei grandi tornei di Venezia. Ma che cosa ha rappresentato Tatai per i giocatori della mia generazione e di quelle che sono venute dopo? Se devo dirlo in una sola parola, non ho dubbi: Tatai è stato per lo scacchismo italiano degli ultimi cinquant’anni “il professionista” modello. Basti dire che prima di lui in Italia solo Serafino Dubois, di cui ricorre quest’anno il duecentesimo anniversario della nascita, dedicò interamente la sua vita agli scacchi. E se nell’Ottocento una simile scelta si dimostrò temeraria anche per uno dei più forti giocatori a livello mondiale, Tatai dimostrò con la serietà, la distinzione e la classe di cui era l’impersonificazione che negli ultimi decenni del Novecento la scelta del professionismo scacchistico non doveva essere necessariamente sinonimo di vita bohémien e scarso riconoscimento sociale, nonostante gli stereotipi duri a morire anche tra gli stessi scacchisti.
Tatai dimostrò le sue qualità di professionista degli scacchi anche come autore e teorico con una serie di pubblicazioni in Italia e all’estero, nonché come promotore e organizzatore di tornei internazionali e di campionati italiani a Chianciano Terme, dove proprio in questi giorni gli scacchi fanno ritorno con i campionati giovanili under 16. I nipotini di Tatai al via in questa edizione sono la bellezza di 907, un nuovo record italiano.
Il sommario del numero di luglio/agosto in formato RTF