Aspettando l’autunno

di Dario Mione

(Editoriale TCS luglio/agosto 2010)

TCS-0710“Il problema degli scacchi è che se non si conoscono le regole non è possibile divertirsi guardando una partita”. E ancora: “Se porti gli scacchi in tv, non serve a nulla se il pubblico non ne conosce già le regole”. Parole di Vishy Anand. Parole che fanno capire perché gli scacchi, per quanto dotati di fascino, circondati persino da un’aura di misticismo per chi li vede “da fuori”, difficilmente diventeranno un gioco/sport che fa spettacolo, a differenza di altri hobby di più facile fruizione.
Si prenda il poker Texas Hold’em, per esempio, che ha pure un canale dedicato sul digitale terrestre. C’è chi si è battuto per farlo considerare uno “skill game”, un gioco d’abilità, quasi al pari degli scacchi (riuscendo nell’impresa). Ed è vero, non serve solo la fortuna: un campione, alla lunga (ovvero in un ipotetico match), non può non riuscire a sconfiggere un novellino. Ma se il novellino ha sempre carte e mani migliori, in un singolo incontro potrebbe anche battere il campione. Negli scacchi no: ve l’immaginate Carlsen che viene messo ko da un inclassificato?
Il “nobil gioco”, nella sua complessità e nella sua non-telegenicità, è rimasto un hobby di nicchia. In passato la Federazione internazionale ha mosso qualche passo per renderlo più appetibile al pubblico (e agli sponsor), ma molte delle scelte fatte hanno solo scontentato gli scacchisti, senza accrescerne la popolarità: la riduzione del tempo di riflessione nelle competizioni ufficiali ha reso spesso più scadente il livello delle partite fra grandi maestri; il format a eliminazione diretta del mondiale ha prodotto campioni quali Khalifman, Kasimdzhanov e Ponomariov: eccellenti giocatori, d’accordo, ma da qui a dire che fossero i numeri uno ce ne passa. Per non parlare del fatto che, nel tentativo di ingraziarsi il Comitato olimpico internazionale e far ammettere gli scacchi alle Olimpiadi, la Fide ha dato l’ok ai controlli anti-doping, facendo finta di ignorare che l’unico effettivo doping negli scacchi, oggigiorno, sia quello informatico.
Al rientro dalle vacanze, in autunno, sarà eletto il nuovo presidente Fide; oppure quello vecchio, in carica dal 1995, verrà confermato per l’ennesima volta. Tralasciamo opinioni personali su Kirsan Ilyumzhinov; segnaliamo solo che, nelle ultime settimane, persino la stampa italiana ha dedicato spazio ai giochi di potere in atto (in Russia) per mantenerlo ai vertici della Fide: ad esempio “Il Sole 24 ore”, “Il Giornale” e “Il Foglio”, che ha titolato l’articolo “L’uomo protetto dagli scacchi e dagli alieni”. Per maggiori dettagli digitate le parole “scacchi” e “alieni” su Google…
L’Italia, nel 2006, quale Paese ospitante delle Olimpiadi di scacchi, si astenette dal voto alle elezioni presidenziali. Scelta comprensibile, vista l’occasione. Ma quest’anno perché dovrebbe fare altrettanto? In attesa degli eventi, non resta che consolarci con gli ultimi successi sportivi e organizzativi ottenuti dal nostro Paese: doppio oro alla Mitropa cup e super-record di partecipanti ai campionati studenteschi. Se a livello mondiale non cambiasse nulla, ci auguriamo per lo meno che nel Belpaese si continui su questa strada.

Il sommario del numero di luglio/agosto in formato RTF