Navigando a vista

di Dario Mione

(editoriale TCS maggio 2020)

TCS-0420Mentre i singoli Paesi stanno pianificando, chi a passo più celere e chi meno, la ripartenza dopo il lockdown (meglio nota come “fase 2”), il mondo degli scacchi, dopo un periodo di stallo e smarrimento iniziale, si è già rimesso in moto. E se tutti i tornei a tavolino sono stati cancellati o rinviati, quelli online si sono invece moltiplicati a dismisura: una soluzione che non si può certo definire improvvisata o di fortuna, visto che era già servita su un piatto d’argento. Così, mentre alcuni eventi iniziati mesi fa, come la Banter Blitz Cup, hanno semplicemente visto crescere, per le finali, il pubblico di cyber-appassionati, altri sono stati organizzati con una celerità che fino a febbraio, prima dell’emergenza, sembrava utopia. Ci riferiamo, ad esempio, al “Magnus Carlsen Invitational”, che da metà aprile a inizio maggio ha visto impegnati il campione del mondo e altri sette big; oppure alla Coppa delle Nazioni, dove, con la memoria che è tornata inevitabilmente alla sfida URSS-Resto del mondo di 50 anni fa, sei rappresentative si sono date battaglia nella prima decade di maggio. I professionisti, insomma, hanno potuto continuare in qualche modo a fare il loro lavoro.
Ma… c’è un grosso “ma”. La quasi totalità degli eventi non consente certo di assistere a partite da antologia: sarebbe difficile considerata la cadenza di gioco, blitz o al massimo rapid. Le cadenze veloci naturalmente vanno benissimo per il pubblico, soprattutto se le partite sono trasmesse con commenti in diretta, ma snaturano, in buona parte, l’essenza degli scacchi, lo sport della mente per eccellenza. E non è questione di purismo: un gioco di riflessione che richieda soprattutto colpo d’occhio e rapidità semplicemente non si può considerare più (solo) “di riflessione”.
Un primo esperimento di torneo online a cadenza classica lo hanno fatto gli organizzatori dell’open “Sunway Sitges”, che, in attesa dell’evento a tavolino, in calendario a dicembre, ne hanno proposto a fine aprile uno sul server di Chess.com. Il controllo del tempo era di 90 minuti a testa, con un incremento di 30 secondi per mossa. Per prevenire il cheating, i partecipanti erano tenuti ad avere una webcam e la possibilità di abilitare l’audio; inoltre, dovevano avere un account Skype attivo per comunicare con gli arbitri o essere contattati. Se questo è ciò che di meglio potremo sperare di vedere nei prossimi mesi, anche in fatto di scacchi di alto livello, non è ancora dato saperlo, dato che la Fide, come il resto delle federazioni sportive (e di tutto il mondo), è costretta a navigare a vista. Nel caso, toccherà accontentarsi. E sarà comunque meglio di niente.
Il sommario del numero di maggio in formato RTF