di Roberto Messa
(editoriale TCS maggio-giugno 2023)
La storia dei match per il titolo mondiale ci insegna che la psicologia e la personalità dei contendenti può a volte prevalere sulle doti scacchistiche propriamente dette. Questo sia per i risvolti economici, sia per la consapevolezza che l’occasione di essere incoronato campione può essere l’unica, o se non altro l’ultima, di tutta una vita. Sulla sfida tra Ding e Nepomniachtchi pesava inoltre l’attenzione politica dei rispettivi Paesi, dove i successi sportivi sono considerati una dimostrazione della rilevanza sulla scena mondiale, oltre che strumenti di propaganda, mentre l’imposizione per Nepomniachtchi di giocare con la bandiera neutrale della Fide è evidentemente la classifica foglia di fico a cui si ricorre anche in altri sport.
Sia Nepo che il match di Astana sono stati generosamente sponsorizzati da alcuni oligarchi russi, nella speranza, dopo sedici anni di digiuno, di riportare il titolo in quella che viene ancora considerata la “patria degli scacchi”. Ma dopo la prima sconfitta di Nepo nella quarta partita del match, il capo della Federazione scacchistica russa, il milionario Andrey Filatov, lo ha descritto come una «scimmia con in mano una granata». Questo è stato il primo indizio che Nepomniachtchi e la sua squadra saranno i capri espiatori del fallimento, ma non Filatov, che pur essendo da molti anni alla guida della Federazione non è ancora riuscito a riconquistare neppure l’oro olimpico.
La pressione a cui si trovava sottoposto Ding era sia personale che pubblica: dopo tre anni in cui non ha quasi potuto lasciare la Cina, probabilmente Ding non aveva più tanta fiducia nell’aurea di invincibilità che si era conquistato cinque anni fa, quando era rimasto imbattuto per cento partite di torneo. Inoltre a Ding era assegnata la missione di portare a compimento il piano a lungo termine della Cina – denominato “quattro corone” – che puntava alla vittoria delle olimpiadi scacchistiche sia open che femminili e di entrambi i titoli individuali. Dal 1991 a oggi la Cina ha già fatto suoi quindici titoli mondiali femminili, due titoli olimpici assoluti nel 2014 e 2018 e sei femminili; Ding ha conquistato la quarta corona, la più importante.
Con Magnus Carlsen decaduto, un nuovo campione mondiale cinese e il passaggio della Federazione scacchistica russa dall’Europa all’Asia, sarà interessante vedere fino a che punto il baricentro dell’attività scacchistica di vertice si sposterà dall’Europa all’Asia. I grandi tornei europei, inclusi gli open, godono da sempre di un prestigio che attrae la partecipazione e l’interesse degli scacchisti di tutti i continenti, speriamo che in futuro le nostre manifestazioni non comincino ad assumere i tratti di una nobiltà decaduta.
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