Rogers' Report

n° 11, 15 luglio 2003

PATTE CONCORDATE, UNA PROPOSTA DI DIVIETO
del Grande Maestro Ian Rogers

I cambiamenti di regole negli scacchi sono rari e distanziati nel tempo. Da quando, secoli fa, ai pedoni venne accordata la possibilità di spostarsi di due caselle e la regina venne trasformata dal pezzo più debole a quello più forte, i cambiamenti hanno riguardato solo dettagli tecnici, quali l'arrocco, la patta e la cattura 'en passant'.
In tempi più recenti, si è provato a introdurre un sistema di punteggio analogo a quello del calcio - 3 punti a chi vince, 1 punto a chi pareggia, e 0 a chi perde -, ma la novità è ormai tramontata e la maggior parte degli organizzatori è tornata al vecchio sistema 1, 0.5, 0.
Ora il più importante allenatore di scacchi al mondo, Mark Dvoretsky, ha lanciato una proposta radicale per porre fine a uno dei tratti più tipici, e più abusati, degli scacchi: è desiderio del russo abolire l'offerta della patta.
In un articolo sulla rivista russa "La settimana scacchistica", Dvoretsky sostiene che i partecipanti ai tornei si sono dimostrati incapaci di resistere alla tentazione di concludere pacificamente una partita, anche se questa decisione finisce col defraudare gli spettatori.
Un esempio eclatante lo si è visto nell'ultima partita del recente confronto tra Kasparov e Junior, quando il numero uno al mondo ha provocato le proteste del pubblico di New York con la sua decisione di offrire la patta al computer nella finale della sfida da un milione di dollari. Kasparov ha poi ammesso che la sua posizione era eccellente, ma che la paura di perdere ha avuto la meglio su ogni altra considerazione.
Dvoretsky vuole che i contendenti siano costretti a giocare sino alla fine, ritenendo che i giocatori che cercheranno la patta attraverso mosse ripetitive andranno incontro alla riprovazione dei colleghi.
Sebbene Dvoretsky si mostri troppo ottimista riguardo agli effetti che il cambiamento della regola possa avere sui giocatori che si accordano sulla patta, la proposta ha tuttavia meriti indubbi.
Coloro che assistono ai grandi tornei non avranno più la spiacevole sorpresa di vedere che metà delle partite terminano con la patta nella prima mezz'ora. Le partite più attese non si concluderanno prematuramente per un eccesso di cautela.
Agli juniores si consiglia di non offrire patte e di essere cauti nell'accettare richieste di patta. Comportandosi di conseguenza, gli juniores acquistano una maggiore esperienza giocando le partite sino alla fine e non cedono alla tentazione di sfruttare una situazione vantaggiosa offrendo la patta a un avversario più forte. Col sistema di Dvoretsky questi argomenti diventerebbero accademici.
Tuttavia, e qui viene l'aspetto negativo della proposta, parte dell'attrattiva degli scacchi sta nella gioia che entrambi i contendenti provano dopo una patta consensuale. Mentre ai livelli più alti è giusto incoraggiare battaglie gladiatorie che lasciano un solo vincitore, i giocatori dilettanti sanno che i propositi omicidi non sono tutto: talvolta una patta concordata alla quale i contendenti fanno seguire un'amichevole analisi della partita consente a entrambi di sentirsi vincitori.
Un incidente che mi capitò al mio primo campionato australiano nel 1975 può indurre a maggiore cautela i fautori dell'abolizione della patta. All'inizio del torneo avevo concordato col mio secondo di non offrire patte - veramente mi era stata proposta una ricompensa se mi fossi comportato di conseguenza -. Questa politica funzionò bene per i primi 12 turni. Al tredicesimo, tuttavia, avevo una posizione impossibile da vincere contro un veterano, Phil Viner. Viner era troppo cortese per offrire una patta a un avversario quindicenne che appariva determinato a conseguire una vittoria, e io, d'altra parte, mi sentivo obbligato a rispettare i patti.
Dopo aver considerato la situazione per dieci minuti, decisi che non avrei mosso i pezzi senza scopo in attesa che intervenisse la regola delle 50 mosse e, seppur controvoglia, offrii la patta, che fu subito accettata dal mio avversario.
Se non avessi potuto avvalermi della patta, chissà quanto avremmo dovuto rimanere inchiodati alla scacchiera prima che gli spettatori morissero di noia e l'inevitabile risultato apparisse sul cartellone.

 



Autorizzazione del tribunale di Brescia n. 3/2000 del 01/02/2000
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