Il sorpasso

del maestro internazionale Roberto Messa

(editoriale di Torre & Cavallo Scacco! - aprile 2002)


Se devo credere a quanto mi dicono molti scacchisti ufficialmente inattivi, semplici appassionati e addirittura neofiti, nonché ai numeri che leggo nei lanci pubblicitari dei maggiori siti internazionali, il numero delle partite di scacchi giocate quotidianamente via internet potrebbe aver già superato il numero di quelle giocate con l'armamentario tradizionale. In ogni angolo del pianeta centinaia di migliaia di persone di ogni età e di ogni livello, dai dilettanti più sprovveduti ai campioni del mondo (ufficiali, ufficiosi e sedicenti, Fischer incluso) quasi ogni sera accendono il computer e giocano a scacchi. Secondo i dati diffusi dall'ICC (Internet Chess Club) il grannde maestro svedese Ulf Andersson avrebbe già al suo attivo non meno di 27.912 partite, ma ci sono anche molti italiani che ne giocano almeno una dozzina al giorno. Ecco una delle possibili spiegazioni per il calo di frequenza patito da molti circoli scacchistici tradizionali, come pure per la crescita lenta, in rapporto agli sforzi promozionali compiuti, dell'attività agonistica classica.
Dunque gli scacchi stanno diventando (o sono già diventati) il più intelligente dei videogiochi e uno dei pochi che alimenta una forma di dialogo, seppur virtuale, tra persone di quasi tutti i Paesi del globo, considerando che alle partite via internet si accompagnano spesso commenti e messaggi. Preso atto di ciò, la Federazione Scacchistica Italiana ha ufficialmente aperto l'affiliazione dei club scacchistici virtuali che cominciano a costituirsi anche in ambito nazionale, lasciando ad essi, in questa fase pionieristica, ampia libertà di iniziativa, senza offrire peraltro facilitazioni e scorciatoie sul piano tecnico e regolamentare.
A noi non resta, per concludere, che applaudire alla vitalità di questo gioco, che dimostra ancora una volta di sapersi adattare e rigenerare, sopravvivendo alle epoche, ai secoli e ai millenni.

 



Autorizzazione del tribunale di Brescia n. 3/2000 del 01/02/2000
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