Festival di Bratto: i segreti di un successo

Intervista all'organizzatore Giampietro Pagnoncelli


di Dario Mione

Dal 1978, anno di nascita, al 2003, edizione che ha segnato il record di partecipanti, ben 351, il festival internazionale di Bratto (Bergamo) è cresciuto in quantità e qualità. Il testimone di organizzatore è passato negli anni Novanta dal compianto Marco Bonfioli a Giampietro Pagnoncelli, bergamasco d'origine e milanese d'adozione, che ha portato il festival ai livelli attuali. A Pagnoncelli va il merito di aver fatto venire in Italia, nel 1998, il "terribile" Viktor Korchnoj (che si classificò quinto), ma anche altri grossi calibri come Ilya Smirin e Sergey Tiviakov sono passati per la Presolana. Presenza fissa delle ultime edizioni è stato il russo Vladimir Epishin, vincitore dal 1999 al 2002, che quest'anno ha ceduto la corona all'ungherese Gyula Sax, altro grosso nome dello scacchismo mondiale, quanto meno negli anni Ottanta.
Ma come si spiega il successo crescente del festival, oltretutto in un periodo, fine agosto, concomitante con il pure affollato torneo di Porto San Giorgio? "L'organizzazione punta anzitutto l'attenzione sugli scacchisti", spiega Pagnoncelli. "Abbiamo voluto che Bratto fosse un torneo fatto per i giocatori, quindi siamo attenti a tanti piccoli particolari, compresa la disponibilità ad ascoltare le richieste di tutti e di accontentarle ove possibile". Giampietro Pagnoncelli

La formula per il successo, in sostanza, è tutta qui, ed "è stata sviluppata negli anni, anche se sono stati cambiati nel tempo alcuni aspetti tecnici. Inizialmente il torneo era nato su otto turni e tale è rimasto per diverse edizioni. I soldi per invitare i giocatori titolati non erano molti e all'inizio ci siamo arrangiati con quello che avevamo. Man mano si sono fatti passi avanti, anche tecnicamente, però l'occhio di riguardo al comfort dei giocatori c'è sempre stato e penso che questo abbia portato ai risultati attuali".
Tanti aspetti sono migliorati in ventitrè edizioni. Il livello tecnico è più elevato, con una dozzina di grandi maestri invitati ogni anno, insieme ai migliori giocatori italiani. Ma sono tanti piccoli fattori a rendere il torneo un successo: "Il bollettino quotidiano, l'acqua minerale per tutti, la partita maestri-resto del mondo a calcio, i lampo serali, il drink di ricevimento e, l'ultimo giorno, il drink di arrivederci all'anno seguente. A ciò va aggiunta anche la disponibilità della Cooraltur e dell'Hotel Milano e l'aiuto fornito da amici e da vari circoli".
Visto il successo della manifestazione, Pagnoncelli non esclude la possibilità, in un futuro più o meno prossimo, di ospitare il campionato italiano assoluto insieme a quelli femminile e under 20: "Sarei bugiardo se dicessi di non averci pensato. Ad ogni modo bisogna vedere, perché già così la manifestazione è impegnativa da organizzare. Mi piace fare le cose gradualmente e quel che faccio cercare di realizzarlo al meglio. Quindi festival, campionato under 20 e femminile hanno la priorità. Però un pensiero alla finale del Campionato italiano…". Per quanto riguarda l'organizzazione di manifestazioni estere, come il campionato europeo, al momento invece non se ne parla: "Ci sono troppi soldi, migliaia di euro, da versare all'Ecu e alla Fide".
Dopo Korchnoj, Smirin ed Epishin, per la prossima edizione l'organizzazione vorrebbe fra i protagonisti una donna: "E' già da un paio d'anni che sto cercando di portare a Bratto un nome di spicco dello scacchismo femminile, fra le prime cinque al mondo. Sembrava che la cosa fosse andata in porto nel 2002, ma poi è naufragata. Inoltre mi piacerebbe riportare al festival Ilya Smirin". L'edizione del 2004, insomma, si preannuncia già ora in grande stile. Sempre con un occhio di riguardo agli scacchisti, senza distinzione, inclassificati o grandi maestri che siano.

 



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