Gli scacchi definitivamente esclusi dalle Olimpiadi?

del GM Ian Rogers

(da Torre & Cavallo Scacco! - ottobre 2002)


L'aspirazione di far diventare gli scacchi uno sport da medagliere nei Giochi Olimpici ha ricevuto un duro colpo, in seguito a una relazione della Commissione programma del Comitato olimpico internazionale (Cio), che raccomanda un cambiamento della costituzione del Cio per escludere permanentemente gli sport della mente.
La Commissione programma è stata costituita per decidere quali sport prendere in considerazione per l'inclusione o l'esclusione dalle Olimpiadi di Pechino 2008, ma aveva anche l'incarico più generale di stabilire dei parametri per valutare l'accettazione o la cancellazione dei vari sport dai programmi olimpici negli anni a venire.
Il rapporto della Commissione deluderà alquanto gli organismi mondiali che amministrano gli scacchi e il bridge: sia la Fide che la Wbf hanno corteggiato il Cio per anni e si sono esposti al ridicolo applicando ai propri giocatori i regolamenti e i test antidoping del Cio, ma nel 1999 sembrava avessero raggiunto il successo ottenendo il riconoscimento come federazioni sportive in seno al Cio.
La Commissione programma mette chiaramente in dubbio la decisione del 1999, definendo come "giochi" gli scacchi e il bridge e insinuando che il Cio, non avendo dato una definizione chiara del termine "sport", avrebbe permesso agli scacchi e al bridge di entrare dalla porta di servizio. Perciò la commissione propone che l'articolo 52 Carta Olimpica venga modificato, definendo gli sport mentali come: "sport in cui gli elementi fisici non vengono necessariamente messi alla prova dal giocatore nel corso della competizione". E a corollario di questa modifica della Carta la commissione aggiunge un'altra clausola: "Gli sport mentali non dovrebbero essere considerati eleggibili per l'ammissione al Programma Olimpico".
Con questi due principi, la Commissione esclude scacchi e bridge come sport candidati per le Olimpiadi di Pechino e, se gli emendamenti di cui sopra saranno approvati da un'assemblea generale del Cio, non potranno più essere presi in considerazione per l'inclusione in una Olimpiade futura. Dato che il Comitato esecutivo del Cio, all'ultima riunione di fine agosto, ha accolto totalmente le raccomandazioni della Commissione programma, una decisione di uguale segno da parte dell'assemblea plenaria del Cio sembra dover essere una formalità.
Al momento non è chiaro quali conseguenze ciò possa avere per le numerose federazioni scacchistiche già riconosciute (e in alcuni casi finanziate) dai rispettivi Comitati olimpici nazionali.
Tuttavia non è detto che le conseguenze del rifiuto degli scacchi da parte del Cio siano tutte negative. I controlli antidoping ai tornei di scacchi (la cui sola motivazione razionale era il sostegno della causa per entrare nelle Olimpiadi) potrebbero essere immediatamente abbandonati, ponendo fine all'assurda situazione attuale in cui un giocatore di scacchi rischia la squalifica per l'assunzione di sostanze (come gli steroidi anabolizzanti) che non possono in alcun modo migliorare le sue prestazioni. Purtroppo la decisione del Cio arriva troppo tardi per il mondo del bridge, dove una giocatrice professionista è stata privata della sua medaglia d'argento ai recenti Campionati mondiali open di Montreal, per essersi rifiutata di sottoporsi a un test. In seguito il presidente della Wbf è stato costretto ad ammettere che il mondo del bridge aveva tenuto nascosti alcuni test risultati positivi, evitando di punire e di rendere pubblici i nomi dei giocatori coinvolti.
La linea dura del Cio nei confronti degli sport mentali potrebbe inoltre far sì che il presidente della Fide Kirsan Ilyumzhinov riconsideri il suo impegno negli scacchi. Si dice infatti che Ilyumzhinov nutra speranze di carriera in seno al Comitato olimpico, facendo leva sulle sue iniziative a favore degli scacchi e del calcio. Ora che gli scacchi si trovano, per quanto concerne il Cio, in un vicolo cieco, il controverso presidente calmucco potrebbe decidere di concentrare le sue energie sull'altro gioco mondiale.

 



Autorizzazione del tribunale di Brescia n. 3/2000 del 01/02/2000
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