Rogers' Report

n° 36, 20 novembre 2004

OLIMPIADI, FALLIMENTO PER L'ANTIDOPING
del Grande Maestro Ian Rogers

Due giocatori sono al centro di una polemica che ha scosso le Olimpiadi scacchistiche di Calvia e che getta forti dubbi sulla credibilità del programma di test anti-droga della Fide e del Tribunale Anti-doping.
La persona maggiormente responsabile della crisi è Shaun Press, rappresentante della Papua Nuova Guinea, il quale ha sfidato la legittimità dei test anti-doping della Fide quando è stato chiamato nell'area adibita agli esami per consegnare un campione d'urina, al termine del tredicesimo turno di gioco.
Press sapeva che un anziano giocatore delle Bermude, Bobby Miller, si era già rifiutato di sottoporsi al test anti-doping il giorno precedente, su consiglio del suo capitano, il GM statunitense Nick De Firmian. Press sapeva anche che, sebbene i giocatori che alle Olimpiadi di Bled del 2002 avevano rifiutato l'esame anti-doping non erano stati sottoposti ad alcuna sanzione, a Miller era stato detto che sarebbe andato incontro a una squalifica. Per la precisione, Miller sulle prime era stato informato che secondo le nuove norme della World Anti Doping Agency (Wada), fatte proprie dalla Fide in agosto, sarebbe andato incontro a due anni di squalifica, ma più tardi i funzionari dell'Anti-doping gli avevano comunicato che sarebbe stato trattato con maggiore indulgenza - solo un anno di squalifica - perché influenzato in maniera eccessiva dal suo capitano.
Da notare che, sebbene la Fide avesse cambiato le regole per introdurre delle penalità per chi rifiutava il test anti-doping, non avevano informato le squadre circa le nuove regole Wada al meeting dei capitani pre-Olimpiadi e nemmeno avevano informato le Federazioni del cambiamento normativo prima dell'Olimpiade.
Quando Press è entrato nella stanza dell'anti-doping, si è offerto di fornire un elenco delle medicine che aveva preso, ma ha dichiarato di non essere disposto a fornire un campione a meno che non gli avessero presentato qualche prova del fatto che era sospettato di assumere sostanze illegali. Agli esaminatori non restò che congedare Press, ma più tardi lo richiamarono per chiedergli di leggere il regolamento, in modo tale che non potessero esserci dubbi sul fatto che il giocatore fosse a conoscenza delle conseguenze delle proprie azioni.
Successivamente Press espresse il parere che anche se avesse cambiato idea e fosse stato d'accordo ad eseguire il test, l'integrità del processo era ormai compromessa, dato che, nell'ora trascorsa, poteva aver assunto (oppure liberato dal suo corpo) qualsiasi sostanza. A Press fu detto che avrebbe avuto un incontro due giorni dopo, un periodo estremamente breve per preparare una difesa, per decidere le sanzioni del caso.
Parlando prima dell'udienza, Press ha dichiarato che avrebbe potuto affrontare due anni di squalifica dalle competizioni internazionali di scacchi, una sanzione che lo avrebbe escluso dalle Olimpiadi del 2006 a Torino: "E' una questione sia di metodo che di libertà civili. Il nostro team aveva già discusso la faccenda e io avevo precisato che non avrei fatto il test se richiesto. Io sono un giocatore dilettante e gli scacchi non sono la mia fonte di sussistenza, perciò la squalifica non è un problema così serio per me come può esserlo per un professionista".
La posizione di Press ha posto la Fide in una situazione scomoda. La Fide ha sempre visto i test anti-doping come un'esibizione a beneficio del Comitato Olimpico Internazionale, proclamando con orgoglio che gli scacchi sono "puliti" dato che nessuno scacchista è mai risultato positivo agli steroidi o a qualunque altra droga delle liste Wada.
Poiché non è stata ancora individuata alcuna sostanza che aiuti in modo evidente gli scacchisti, perfino il capo della Commissione Anti-doping il mese scorso ha lasciato intendere che l'intero procedimento è inutile. Ciò nonostante la Fide ha deciso di continuare con i test e Press è la prima vittima di questa politica farsesca.
Il Tribunale Anti-doping della Fide si è riunito l'ultima mattina delle Olimpiadi. Press ha difeso la sua posizione spiegando che gli esaminatori non erano riusciti a fornirgli i nuovi regolamenti (come richiesto), mentre un avvocato spagnolo, Roberto Ferrer, aggiungeva che il modulo per l'autorizzazione che i giocatori dovevano firmare prima del test era incompleto in relazione alle leggi vigenti in Spagna, dove si può andare incontro a multe fino a 300.000 euro per le violazione della legge sulla privacy. Press e i suoi legali potevano così argomentare che i test anti-doping della Fide erano stati condotti illegalmente e di conseguenza il giocatore non poteva essere considerato colpevole per aver rifiutato un test illegale.
Il Tribunale, composto da due avvocati, un dottore e due grandi maestri (Dolmatov e Speelman) si ritirò per formulare il verdetto. Speelman più tardi rivelò che non c'erano state discussioni in merito alla colpevolezza o all'innocenza di Press, in quanto il presidente del tribunale aveva spostato subito il dibattito sulla pena che doveva essere inflitta. Fu proposta un'ammonizione e l'annullamento di tutti i punti fatti da Press nelle Olimpiadi - una proposta fortemente avversata da Speelman (e più cautamente da Dolmatov) il quale riteneva che un anno di squalifica (se necessario) era preferibile, per un giocatore dilettante, alla cancellazione dei punti da lui realizzati per la squadra. Tuttavia i tre giurati non-giocatori avevano insistito sul fatto che non ci doveva essere nessuna squalifica - proprio come dichiarato dal capo della Commissione Medica della Fide, Jana Bellin, nell'edizione mattutina del Pais - e fu imposta una penalità nel punteggio. Solo più tardi ci si rese conto che un membro del Tribunale aveva un interesse personale nell'imporre la penalità del punteggio: il Dr. Gajadin era anche un giocatore che durante le Olimpiadi aveva perso contro Press. Se i punti di Press fossero stati annullati, Gajadin avrebbe risparmiato punti Elo e la sua squadra, il Suriname, avrebbe superato la Papua Nuova Guinea nella classifica finale. Il Dr. Gajadin non aveva reso noto il suo conflitto d'interesse e aveva espresso il voto decisivo per far perdere a Press tutti i punti realizzati.
Successivamente il Tribunale aveva inflitto la stessa identica penalità al giocatore delle Bermuda, Bobby Miller, sebbene le circostanze del suo rifiuto fossero completamente differenti.
Press fu sconvolto dalla decisione e fece un appassionato discorso al Tribunale, dopo che la decisione fu annunciata, affermando che per lui questa era la peggiore delle penalità possibili, poiché lui non aveva mai considerato l'ipotesi che la sua decisione potesse danneggiare i suoi compagni di squadra.
A Press rimane ormai ben poco da fare: può appellarsi alla Corte d'Appello per lo Sport di Losanna, ma questa sarebbe un'opzione alquanto dispendiosa per una singola persona, in particolare per un abitante dell'emisfero sud del mondo, che solo un atleta professionista può pensare di intraprendere.
La Fide può dire di aver vinto questa piccola battaglia, con l'aiuto di un Tribunale compromesso, ma la cattiva pubblicità che deriva da questo può solo essere d'aiuto a quei giocatori che stanno combattendo la più vasta guerra per porre fine ai test anti-doping negli scacchi.

 



Autorizzazione del tribunale di Brescia n. 3/2000 del 01/02/2000
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