Un anno dopo

del maestro internazionale Roberto Messa

(editoriale di Torre & Cavallo Scacco! - maggio 2007)

Sommario

3 Palermo - 39º Campionato italiano a squadre
di Roberto Messa
5 Palermo - Commenta Robert Fontaine
7 La Scimitarra
di Tamerlano
9 Budapest – Commenta Fabiano Caruana
12 Budapest – Commenta Emiliano Aranovitch
14 La partita del mese - Difesa Francese
di Jacob Aagaard
18 Dresda - Campionato europeo individuale
di Georges Bertola
21 A te la mossa!
di Zenon Franco
24 Un test per tutti
25 Phuket – Bangkok Chess Club Open
di Ian Rogers
32 Un romano a New York - La tomba di Lasker
di Yuri Garrett
35 Teoria - I Finali fondamentali, 14ª puntata
di Alvise Zichichi
39 Teoria - Spagnola Neo-Arcangelo
di John-Paul Wallace
44 Cannes - Errori interessanti
di Pierluigi Piscopo
45 Studi - Kurth Eucken
di Marco Campioli
48 Roma - Commenta Marco Corvi
49 Arvier - Pedini campione italiano semilampo
50 Problemi - I tre giochi del Problema: GA, GV, GR
di Vito Rallo
52 Romanzi, racconti, saggi e gialli
di Fabio Lotti
53 Software - DVD per computer Fritz Trainer
di Ivo Fasiori
54 Calendario


Torino, 20 maggio 2006. Il salone del Lingotto dove si svolge la cerimonia di inaugurazione delle Olimpiadi scacchistiche pullula di personaggi e, soprattutto, di giocatori provenienti da ogni angolo del pianeta. Sulle note dell'inno composto da Ennio Morricone, cominciano a sfilare le bandiere delle nazioni partecipanti, mentre lo speaker annuncia: Andorra, Angola, Antille Olandesi… e, ancora, dopo altre cento: Palestina, Panama, Papua Nuova Guinea… Torino in quel momento è l'ombelico del mondo. Grazie agli scacchi, grazie a tutti coloro che in Italia si sono prodigati per rendere possibile l'evento. Le aspettative sono alte, i cuori di tutti noi in fibrillazione.
Un anno dopo, vado a rivedere quelle immagini, a riascoltare quell'inno, e rivivo l'emozione di allora. Poi rileggo i miei appunti di quel periodo: le Olimpiadi avrebbero portato conseguenze straordinarie solo se avessero goduto di una visibilità straordinaria, la quale a sua volta si poteva ottenere solo grazie a qualche evento straordinario, tipo l'Italia in corsa per il podio dal primo all'ultimo turno. Un po' come il boom di Fischer nel 1972 che fu fortuito, direi casuale. Ma avevo questa speranza, come tutti, benché fosse un'eventualità su cui nessuno poteva incidere in alcun modo. Senza l'evento scatenante, imponderabile, le Olimpiadi non potevano che essere un mattone in più, un contributo importante ma non decisivo per la crescita degli scacchi in Italia. Una crescita che prosegue con molta costanza e altrettanta lentezza, con o senza il mondiale di Merano del 1981, il supertorneo di Reggio Emilia del 1991-92, eccetera.
A dodici mesi di distanza, registriamo una crescita marginale dei tesserati, dei tornei e delle sponsorizzazioni, mentre prosegue più vigorosa la diffusione degli scacchi nelle scuole e tra i giovani, in linea con una tendenza consolidata da almeno 15 anni.
Un anno dopo, l'interesse mediatico che non sono riusciti a catturare i mille e mille scacchisti convenuti a Torino, potrebbe scattare grazie alle gesta di un solo ragazzo di 14 anni: Fabiano Caruana, il nostro piccolo Fischer venuto dall'America… Fatti i dovuti esercizi di scaramanzia, poiché tutto è così meravigliosamente imprevedibile, e ripensando a Torino 2006, mi torna buono Arthur Schopenhauer: "Nella vita accade come nel gioco degli scacchi: noi abbozziamo un piano, ma esso è condizionato da ciò che si compiacerà di fare nel gioco degli scacchi l'avversario, nella vita il destino".

 



Autorizzazione del tribunale di Brescia n. 3/2000 del 01/02/2000
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