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del maestro internazionale Roberto Messa

(editoriale di Torre & Cavallo Scacco! - febbraio 2002)


Negli ultimi tempi gli scacchi hanno riconquistato le pagine dei giornali "grazie" ad alcuni singolari fatti di cronaca, come al solito enfatizzati poiché, in quanto scacchisti, siamo oggetto di una curiosità particolare, quasi morbosa. Ci abbiamo fatto il callo! Più lusinghiero è il fatto che il cinema, la letteratura, la musica e la pubblicità sfruttino sempre più spesso il fascino e il mistero dei nostri 32 pezzi di legno, ma gli scacchi in tutto ciò c'entrano solo fino a un certo punto.
Quand'ecco, finalmente, entra in scena un nuovo campione, Ruslan Ponomariov, il quale riesce a catturare l'attenzione dei media come ai tempi del giovane Kasparov. Non sappiamo se il diciottenne ucraino ha la stoffa per ricalcare i trionfi di Garry negli anni Ottanta e dubitiamo alquanto che possa eguagliare il russo sul terreno del carisma e della comunicazione, ma di certo la sua ascesa sta per alterare, favorevolmente, un quadro ingessato ormai da troppo tempo.
La caduta di immagine dei protagonisti degli anni Novanta è ben dimostrata dall'interesse quasi nullo suscitato dal match (senza titolo in palio) che si è svolto in dicembre a Mosca tra Kramnik e Kasparov e che ha fatto sbadigliare perfino noi scacchisti. Al prossimo ricambio d'aria contribuirà, insieme a Ponomariov, la nuova generazione di baby-gm: l'azerbaigiano Radjabov, l'indiano Harikrishna, la sua connazionale Koneru e tanti altri nomi ancora poco noti, di fronte ai quali il francese Etienne Bacrot sembra quasi un "diciannovenne sul viale del tramonto". Al tempo stesso cambierà la geografia scacchistica: l'Europa occidentale e gli Stati Uniti assorbiranno gli assi sfornati dai paesi emergenti, ma difficilmente potranno rigenerare i propri vivai. La stessa scuola russa potrebbe perdere il suo primato, mentre i tempi di riflessione diminuiranno ulteriormente per ostacolare il cosiddetto "doping elettronico".

 



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