Itaca!

del maestro internazionale Roberto Messa

(editoriale di Torre & Cavallo Scacco! - marzo 2005)


Dopo 33 anni di peregrinazioni, vane per non dire insane, l’Ulisse degli scacchi bello di fama e di sventura bacerà la sua algida Itaca. Il 23 febbraio il comitato islandese RJF ha annunciato la sua vittoria: il governo di Reykjavik ha rilasciato un passaporto speciale a Robert Fischer, che permetterà all’ex campione del mondo, detenuto in un carcere giapponese dall’estate scorsa, di volare in Islanda, si prevede già nella prima decade di marzo. Gli islandesi hanno fatto capire di essere pronti a difendere il loro figlio adottivo, se necessario, anche con la concessione della cittadinanza e credo che gli Stati Uniti, al di là delle tonanti dichiarazioni ufficiali, in segreto debbano essere grati al piccolo e fino a ieri fedele alleato del Nord Atlantico. Se viceversa l’odissea di Fischer si fosse conclusa con l’estradizione e quindi con un processo, il caso del campione di scacchi 62enne, accusato di aver giocato nel 1992 un match con Spassky nella ex Jugoslavia, non avrebbe sortito che un clamoroso effetto boomerang per l’amministrazione americana.
Di questo lieto fine mi rallegro, naturalmente, insieme a tutti gli scacchisti che nel luglio scorso rimasero sconcertati nel vedere un loro idolo maltrattato e ridotto in catene in un aeroporto giapponese, ma con ciò non mi associo a chi sostiene che le azioni e le parole di un “genio” siano insindacabili, al di sopra del bene e del male. Delle due l’una: o Fischer è una persona che soffre, come hanno sostenuto certi autorevoli psichiatri ai quali sono propenso a credere, e in tal caso insieme al passaporto raccomanderei di mettergli in tasca anche un certificato medico, oppure è un campione che ha reso un pessimo servizio agli scacchi, ritirandosi dalle competizioni dopo aver vinto il titolo mondiale, ma soprattutto adoperando la sua notorietà per insultare senza contenzione un gran numero di scacchisti e interi popoli, tra cui il suo.
Su una cosa siamo tutti d’accordo: Fischer è un personaggio epico del quale alla fine non possiamo fare a meno di parlare, un gigante nella storia degli scacchi. E la sua nordica Itaca è l’isola non trovata, la levatrice di uno scacchismo che nel match di Reykjavik del 1972 emise i primi vagiti, ma poi crebbe in un’assordante babele, anziché trovare un linguaggio suo proprio.
Intanto la vecchia Europa ci culla e ci vizia con i supertornei di Wijk aan Zee, da poco finito, e Linares, da poco iniziato. Quest’ultimo è soprannominato “il Wimbledon degli scacchi” ma io trovo più affascinante il primo, di cui pubblichiamo un ampio resoconto in questo numero. Buona lettura!

 



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