Antidoping - Proibizionismo ingiustificato

del grande maestro Ian Rogers

(da Torre & Cavallo Scacco! - giugno 2001)


La determinazione della Federazione internazionale a far riconoscere gli scacchi come sport olimpico a pieno titolo, ha portato la Fide, nel novembre del 2000, a sottoscrivere integralmente i regolamenti antidoping del Comitato Olimpico Internazionale.
In oltre venti anni di agonismo internazionale, non mi è ancora capitato di misurarmi con un giocatore di cui sapevo che faceva uso di farmaci per migliorare le sue prestazioni, ma questo dato statistico conta assai poco nel nuovo, audace mondo degli scacchi.
Dopo che il Congresso di Istanbul ha approvato la lista del CIO delle sostanze proibite, un funzionario della Fide ha ammesso che potremo presto avere casi di giocatori squalificati per aver assunto inavvertitamente una sostanza che non può in alcun modo favorire il rendimento scacchistico.
Per il momento i controlli antidoping esistono più nella teoria che nella pratica, poiché il costo per un test - circa 300 Euro [ma quelli effettuati in Italia secondo i canoni del CONI costano molto di più, tenendo conto delle spese logistiche. NdR] - è troppo elevato per la maggior parte degli organizzatori di tornei. Prima della decisione di novembre, non ci sono mai stati test antidoping in competizioni indette dalla Fide (come le Olimpiadi e i Campionati del mondo), ma solamente alcuni test nei paesi (come l'Italia) in cui gli scacchi sono riconosciuti dal comitato olimpico nazionale. Inoltre la Fide ha deciso di non predisporre controlli al di fuori dalle competizioni. Tuttavia, nel prossimo futuro qualsiasi giocatore che si iscriva a un torneo omologato dovrà essere informato riguardo alle sostanze per le quali vi sono restrizioni, altrimenti rischierà di essere squalificato per due anni, per fare un esempio, per aver ecceduto i limiti di caffeina consentita dal CIO.
Il primo test antidoping a un torneo di scacchi fu effettuato in Italia, al Festival di Porto San Giorgio del 1999 e un giocatore italiano non professionista risultò positivo per aver assunto un farmaco di uso comune. Dopo diversi mesi [e dopo essere finito su tutti i giornali - NdR], il giocatore in questione riuscì a dimostrare che il farmaco era stato assunto per una ben fondata prescrizione medica.
Introducendo le nuove regole, la Fide non ha disposto alcuna campagna educativa per gli scacchisti e questo articolo, pur essendo scritto da una persona non qualificata dal punto di vista medico, spera di essere d'aiuto, per evitare possibili guai. [La FSI, al contrario; pubblicò un primo elenco delle sostanze proibite sull'organo ufficiale Scacchitalia, numero 1-1999, e proprio in questi giorni ha messo in Internet - al sito www.federscacchi.it - il nuovo regolamento approvato dal Consiglio FSI in data 8 aprile 2001, con l'elenco aggiornato delle sostanze proibite - NdR].
Molti giocatori si oppongono con decisione ai controlli antidoping, soprattutto perché non è stata dimostrata l'utilità scacchistica per nessuna delle sostanze incluse nella lista del CIO ed è palesemente assurdo squalificare un giocatore di scacchi per aver assunto steroidi anabolizzanti. È certamente possibile che esistano farmaci che possano far giocare meglio a scacchi, e c'è chi sostiene che nella vecchia Unione Sovietica furono condotti degli esperimenti per trovare il "piccolo aiuto" dello scacchista. Il farmaco miracoloso, nell'improbabile caso che esso sia stato scoperto, rimane un segreto per pochi.
Attualmente il costo di una ricerca tesa a stabilire quali sostanze possano essere dopanti negli scacchi è proibitivo. Un test per misurare le funzioni cognitive sotto l'effetto di una singola sostanza richiede molti volontari e costa circa un miliardo di lire.

L'olandese NeCeDo (istituto che si occupa istituzionalmente delle questioni legate al doping nei Paesi Bassi) ha condotto una ricerca preliminare, per individuare le sostanze che potrebbero avere effetti sul rendimento negli sport mentali. La conclusione è stata che la maggior parte dei farmaci farebbe più male che bene a un agonista, ma individua varie sostanze incluse nella lista del Cio (prevalentemente gli stimolanti) che potrebbero potenzialmente avvantaggiare un praticante di sport della mente. NeCeDo conclude affermando che sarebbero necessari ulteriori esperimenti per scoprire quali sostanze possano avere un effetto non puramente teorico sui risultati negli sport mentali.

Un esperimento con il ginkgo
Tuttavia un test su un'unica sostanza specifica è già stato effettuato: nel 1999 il Swinburne Brain Sciences Institute di Melbourne ha sperimentato il ginkgo biloba per un mese su 55 giovani adulti divisi in due gruppi (uno di controllo, a cui veniva somministrato un placebo, ma ovviamente i giovani ne erano ignari). Tutti i partecipanti sono stati sottoposti a prove di memoria, risoluzione di problemi e altri test intellettivi; quelli a cui è stato effettivamente somministrato il ginkgo biloba hanno mostrato leggeri, ma misurabili miglioramenti sul fronte della memoria, della concentrazione e della velocità del cervello nell'elaborare le informazioni. I risultati di questo test sono in linea con altri precedenti, che hanno dimostrato l'efficacia, seppur marginale, dell'estratto vegetale dell'antico albero del ginkgo in alcuni tipi di demenza senile.
Il coordinatore della ricerca, Dr. Con Stough, ha notato che i partecipanti di intelligenza media miglioravano in misura superiore a quelli che avevano ottenuto dei buoni punteggi nei test preliminari; ciò indicherebbe che il ginkgo non può trasformare un forte giocatore in un grande maestro.
Il ginkgo biloba ed altri estratti vegetali che vantano la capacità di migliorare la circolazione del sangue non sono banditi dal CIO, ma anche qui bisogna andare cauti: alcuni recenti test e le lamentele di diversi atleti squalificati tendono ad accreditare le teoria secondo la quale alcune sostanze vegetali e gli integratori vitaminici potrebbero produrre, se accompagnati da allenamenti intensivi, risultati oltre la soglia consentita di nandrolone (anabolizzante vietato).

La lista del CIO
Il Comitato Olimpico internazionale aggiunge periodicamente nuove sostanze alla lista dei farmaci non consentiti oltre certi livelli, perciò la lista che segue potrebbe già risultare superata al momento della pubblicazione. Dovrebbe comunque fornire un punto di partenza per capire quali sostanze vanno evitate. È il caso di ripetere che nessuna di queste sostanze ha finora dimostrato una qualsiasi utilità per le prestazioni scacchistiche, ma se vi capita di essere sottoposti a un test antidoping e nel vostro organismo vengono trovate tracce di sostanze incluse in questa lista, verrete squalificati dai tornei Fide.
In teoria, tutti i giocatori di livello internazionale dovrebbero far registrare agli organi competenti della loro nazione tutti i farmaci che assumono sotto prescrizione medica. Per i giocatori anziani in particolare, la lista potrebbe essere piuttosto lunga.

Narcotici
Questo gruppo include eroina, morfina, metadone e petidina. Benché queste sostanze possano produrre una sensazione di invincibilità, esse riducono la capacità di concentrazione, perciò non fanno bene a uno scacchista.

Agenti anabolizzanti
Tra questi troviamo gli steroidi e i beta-2-antagonisti, impiegati per il trattamento dell'asma. Chi soffre di questa patologia e assume salbutamolo o cortico-steroidi necessita di una prescrizione medica, che in teoria andrebbe consegnata al direttore di gara prima dell'inizio di ogni torneo.

Diuretici
Queste sostanze hanno lo scopo di aumentare la produzione di urina al fine di eliminare le tracce di una precedente assunzione di anabolizzanti. L'incremento nella produzione urinaria non è normalmente un effetto desiderabile per uno scacchista. [Ci sono persone che prendono regolarmente diuretici per giustificati motivi medici, ma poiché i diuretici sono inclusi tra le sostanze proibite, se ne deve dedurre che nemmeno una prescrizione medica possa mettere al riparo da un'eventuale squalifica - NdR].

Stimolanti
Questa categoria include la maggior parte delle sostanze che il già citato NeCeDo ipotizzava potessero avvantaggiare gli scacchisti: caffeina, anfetamina, efedrina e cocaina.
Si è già scritto molto sulla questione, ma i limiti di caffeina consentiti sono abbastanza elevati da consentire di bere tranquillamente anche quattro caffè nel corso di una partita di sei ore. I giocatori con un peso corporeo inferiore alla media dovranno però fare attenzione a non superare questo limite. Le anfetamine - assolutamente vietate - potrebbero essere una lama a doppio taglio per uno scacchista. L'aumento di attenzione e di aggressività potrebbero essere di aiuto in una partita tattica, ma nel gioco posizionale è preferibile mantenere la calma e l'obiettività.
Molti farmaci di uso comune contro il raffreddore contengono efedrina, perciò è il caso di fare attenzione ai medicinali che si assumono in caso di influenza durante un torneo. Uno dei migliori giocatori australiani sostiene di aver giocato la sua immortale 'Ephedrine Game' [un gioco di parole, che in inglese assomiglia molto a 'Evergreen Game', la celebre partita Sempreverde tra Anderssen e Kieseritsky - NdR] dopo aver preso una pasticca contro il raffreddore, ma ciò accadde molti anni prima che la questione antidoping venisse alla ribalta.

Ormoni peptidici, mimetici e analoghi
Queste sostanze potrebbero aumentare la resistenza di uno scacchista. La più nota in questa categoria è l'eritropoietina (EPO), che stimola la produzione di globuli rossi, ed è molto 'indicata' per i ciclisti.
L'ormone della crescita e l'insulina sono ininfluenti dal punto di vista scacchistico, a meno ché non si pensi che avere mani grandi (un effetto collaterale dell'ormone della crescita) possa essere un vantaggio per il giocatore. Tuttavia è in fase di sperimentazione un nuovo 'ormone cerebrale' che potrebbe un giorno conquistare il ruolo di 'farmaco miracoloso' per gli scacchisti, ma probabilmente sarebbe vietato in partenza come rientrante in questa categoria.

Doping ematico, trasportatori artificiali di ossigeno ed emoderivati
Karpov impiegò una primitiva macchina 'ossigenatrice' durante il suo match con Kasparov del 1990, ritenendo che ciò potesse aumentare la sua energia, ma il CIO è più preoccupato degli espedienti chimici che consentono di aumentare la quantità di ossigeno trasportata dal sangue, o addirittura di aumentare il sangue presente nel corpo dell'atleta.

Manipolazioni chimiche e fisiche
Alterare o manomettere un campione di urina è il reato più grave in questa categoria, ma si spera che gli scacchisti abbiano qualcosa di meglio da fare.

Sostanze sottoposte a restrizioni
Certe sostanze non sono completamente vietate dal CIO, ma possono essere sottoposte a restrizioni nelle singole discipline sportive in cui potrebbero avvantaggiare l'agonista. L'alcool e i cannabinoidi [hashish e marijuana] rientrano in questa categoria, ma la Fide ha deciso che non vengano testati poiché si ritiene che possano avere effetti negativi, e non positivi, sulle prestazioni.
Tuttavia i beta-bloccanti, che inducono calma facendo diminuire il battito cardiaco, saranno vietati per gli scacchisti. L'evidenza sembra suggerire che anche i beta-bloccanti non diano vantaggi, poiché raggiungerebbero il solo risultato di rendere un giocatore più tranquillo mentre osserva il suo orologio che si avvicina e poi oltrepassa i limiti di tempo. Inoltre i beta-bloccanti tendono a ridurre la resistenza.

 



Autorizzazione del tribunale di Brescia n. 3/2000 del 01/02/2000
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